Emmaus

Questo brano mi ha sempre lasciato un qualcosa nell’animo come di incompiuto. Una sensazione come di qualcosa noto che non riesci e definire, che intravedi ma non riesci a vedere e definire, una sorta di nebbia sfumata in cui si intravedono le forme ma le ombre si confondono e non si riesce a definirne i limiti e tutto si confonde in una macchia che poi lentamente si dissolve lasciandoti così tra il deluso e l’insoddisfatto.

Sfondo.

Lo sfondo del brano è molto noto. Due discepoli che delusi ed abbattuti da quello che è successo al Maestro se ne tornano mesti e smorfiati alle loro case con l’amaro in bocca di aver creduto in bluff. Si un bluff perché colui che sembrava una vera novità con superpoteri e super capacità in realtà è finito miseramente e malamente. Durante il percorso incontrano uno strano personaggio, probabilmente forestiero che non conosceva i fatti recenti…e che fatti. Con pazienza iniziano il racconto e l’ospite adatta il suo passo a quello dei viandanti per ascoltarli. Dopo averli ascoltati, però, sbotta e prende la parola per ri-raccontare la sua storia; storia che si allunga fino alla sera quando viene invitato a restare un po’ per cortesia e un po’ perché in lui c’è qualcosa di speciale che lo rende gradito e gradevole, attento e accogliente. Lui accetta e finalmente getta la maschera, o meglio cadono le fette di prosciutto dagli occhi dei due viandanti e sul più bello, nel momento degli abbracci…sparisce.

Interpretazioni molte a secondo degli innumerevoli tasti e delle sensibilità che vengono sollecitate in ciascuno da questo bellissimo racconto. Alcune: incontri, accoglienza, cammino condiviso, scoperta e riscoperta, ascolto udente, eucarestia, missione…..e via così.

Nebbie.

Proprio così cercando nelle varie e valide interpretazioni, ascoltando e pregando le nebbie continuavano a disturbarmi. Una foto sempre sfocata, bellissima ma sfocata, con sempre quella foschia che disturba anche se si vede poco. Proprio non riuscivo a “snebbiare” l’immagine. Poi, come quasi sempre in campo spirituale, almeno per me, senza motivi particolari quella nebbia si dissolve i contorni si conformano e la figura si identifica è quello che mi pare di vedere è un volto…il volto di mio papà.

Padre/Madre.

Si proprio il volto di mio padre, il mio genitore quello che nei momenti cupi e di disillusione, di sconforto e di fatica mi si è messo di fianco. Quello che è venuto a prendermi in montagna a 12 anni camminando una notte perché stavo poco bene. Lo stesso volto che molte volte ho fatto sbottare per le stupidate tipiche dell’età, per un incidente cretino con la sua macchina. Lo stesso che diceva adesso non ne posso più te lo spiego io e poi invece mi lascia fare. Il volto di mia madre quando da piccolo le confidavo le mie storie e che a 17 anni ha smesso per non raccontarle più. Il volto di mia madre quando stupita e spaventata ha saputo che mi ero iscritto all’università e poi mi ha lasciato andare. 

Il volto di Dio che è padre e madre…ecco cosa facevo fatica a definire e non riuscivo perché cercavo con la mente e la ragione, con l’esegesi e le interpretazioni chiudendo la porta alle emozioni…proprio come i due di Emmaus.

Gesù è tutto quello che si vuole, incontro, conoscenza, esperienza, cultura e avanti così ma Gesù è soprattutto sentimento, passione, comprensione, accoglienza tutti sentimenti che nascono dal cuore e non dal cervello, che nascono dall’Uomo e non sono dell’uomo.

Proviamo a lasciarci leggere allora da questo stupendo brano e lasciamoci incontrare nel cuore.

Claudio