Fame di amicizia, sete di armonia

Un compito sugli errori di “CONNESSIONE”
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– A me non piace! – commenta Mauro. – Giorgio, che cosa hai scritto?
– E’ quello che mi è venuto in mente ieri pomeriggio. In realtà non avevo voglia di fare il compito sulle “Opere” che ci ha dato la prof di Italiano – si giustifica Giorgio.
– Odio la prof di Italiano!
– Ma cosa dici, Dario? – interviene Simona. – E’ simpatica. E poi il lavoro è interessante.
– Secondo me è un’occasione per riflettere su di noi e insieme – interviene Tania. – E di pensare al senso della vita.
La classe si è incontrata ai giardinetti vicini alla scuola. Non hanno tempo da perdere: devono decidere cosa scrivere.
– Il testo di Giorgio non dice che cosa succede in casa; per esempio, se i tre dialogano e che cosa si dicono. Inoltre i ragazzi non fanno nulla per la donna. – Mauro è insoddisfatto.
– Per la verità ho pensato all’opera “Alloggiare i pellegrini”… Ora, sentendolo leggere, mi accorgo che non è significativo… – Giorgio è demoralizzato. – Avrei voluto spiegare che bisogna ospitare le persone bisognose, che gli anziani hanno bisogno di compagnia e che hanno un cuore grande e generoso.
– Anche noi ci sentiamo soli… Non troviamo chi ci ascolta – Paola non si accorge di riflettere a voce alta.
– E tu, Giulio, che ne pensi? – gli domanda Barbara.
– Noia!
– Non è noioso ascoltare gli altri! – interviene spontanea Alice. – Ciascuno di noi è importante.
Le “Opere di miserircordia” non sono qualcosa di astratto. Forse ci aiutano a migliorare.
– Ma concretamente che cosa vogliono dire? – La Patty è curiosa.
– Il bene fa bene, non solo a chi lo riceve, ma anche a chi lo fa. – E’ Roberta: il dialogo l’ha coinvolta. – Vi faccio un esempio. Un mio parente, che ha tre bambini, aveva perso il lavoro. Ho pensato che, invece di mettere i vestiti nei cassonetti, avrei potuto regalarglieli e così ho fatto. Mi ha ringraziato tantissimo per questo piccolo gesto. E io ne sono stata contenta.
– Anch’io ho dato un paio di scarpe a cui ero affezionata a una persona bisognosa – commenta Alice.
– Invece ho imparato che… Ok, inizio! – Anche Simona ha voglia di dire – Tempo fa io e mia zia eravamo al bar. Una signora anziana, avvicinandosi a noi, le chiese se le offriva un caffè.
Lei non esitò un istante e la signora fu felicissima. Era stupita: si capiva che nessuno le aveva mai donato qualcosa. Quel gesto fu bello. Capite? Basta un gesto per cambiare la vita a qualcuno!
– Anche il papa con i suoi gesti e le sue riflessioni indica qual è la strada per essere felici e per rendere felici gli altri – interviene Gloria. – Ti ricordi, Cinzia, quando ha invitato i poveri e i carcerati a vedere la prima del film “Chiamatemi Francesco”?
– Lo ricordo bene! – risponde prontamente l’amica. – Mi aveva colpito il fatto che fosse un papa a scegliere certe persone, ripetendo ciò che Gesù ha fatto e insegnato.
– Ho sfogliato il quaderno di religione – interviene Barbara –Ho ritrovato una frase di papa Franceso che avevamo scritto: “Avere un cuore misericordioso non significa aver un cuore debole. Chi vuol essere misericordioso ha bisogno di un cuore forte, sano e aperto a Dio”.
I ragazzi si fanno taciturni. Hanno “toccato” qualcosa: i gesti d’amore racchiudono significati più ampi. Ma è emerso anche altro.
– Tutto questo è bello, ma per capire i bisogni degli altri, occorre riconoscere i nostri – Michele rompe il silenzio.
– Già! – interviene subito Cinzia. – Mi piacerebbe la vostra comprensione. Però so che dovrei essere “di più”: forse anche voi desiderate qualcosa, siete “assetati” e “affamati” di più attenzione.
– Sono in difficoltà, per esempio, per un brutto voto – commenta pensieroso Mauro – Come vorrei aver vicino qualcuno… Invece non c’è. Temo i miei genitori, ma se devo essere sincero, ciò che mi pesa è il senso di delusione che provo: penso a me e mi dico che è tutta colpa mia! E mi sento solo.
– Che cosa non va in classe?- chiede Giulio.
– Diciamo che c’è chi prende in giro. – risponde Paola – Eppure tutti abbiamo “fame di parlare senza essere giudicati” e “sete di felicità”.
– Vero! – dice Alice – Concretamente ho tutto, però ho bisogno di sostegno. E ho paura di essere derisa.
– Chiaro: la nostra classe ha sete di armonia e fame di amicizia! – interviene Giorgio.
Il gruppo è di nuovo in silenzio. Lorenzo è stato molto attento. Di solito non interviene mai in classe. Ha guardato i suoi compagni. Improvvisamente…
– Molto spesso mi trovo in difficoltà. A casa chiedo aiuto alla mamma, perché so che è sempre disponibile. A scuola ho bisogno dei prof per tutti i lavori. In classe invece mi rivolgo solo a Filippo e Giorgio. Ma sono contento, perché sono circondato da tante persone che mi vogliono bene… Io però vorrei tanto avere un amico con cui giocare e parlare di tutto! Vorrei andare più spesso a trovare la nonna malata… Vorrei essere felice con la mia famiglia! Vorrei avere sempre vicino i miei prof!
E’ proprio la voce di Lorenzo. Tutti si guardano. Durante l’anno, quando si sono accorti di avere un compagno così speciale? Quando hanno pensato che, dietro quel volto così silenzioso, si nascondesse un amico così attento? E che strano: non c’è rabbia nelle sue parole. Ma quanto desiderio di compagnia… Come in ognuno di loro.
– Wow, Lorenzo! Che bello! – Esclama Alice con stupore – Ora capisco che noi non siamo felici perché abbiamo bisogno di Amore vero! Abbiamo bisogno di scoprire la preghiera, ma soprattutto la MISERICORDIA!
– Ragazzi, che idea! – interviene Teo – Perché non mettiamo per iscritto tutto ciò che ci siamo detti? Abbiamo capito come siamo, come potremmo essere e cosa potremmo fare per gli altri: possiamo svolgere il compito della prof.

ISTITUTO PARITARIO S. GEMMA
Scuola Secondaria di Primo grado
Classe I A