Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Basilica di Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna.

Anche il poco…

23 gennaio 2022
III DOPO L’EPIFANIA (C)
Matteo 15,32-38

Riflessione a cura di don Erminio Villa.

1. Compassione e condivisione

Continua l’epifania di Gesù, il suo manifestarsi. Il gesto della moltiplicazione dei pani è collocato nella cornice di una umanità che suscita in Gesù un moto di compassione che addirittura prende la sue viscere. Prima che un segno di potenza quello che Gesù sta per compiere è un gesto di intensa condivisione dei bisogni della gente. 

Non c’è dubbio che avrebbe potuto fare tutto da solo e assicurare il pane agli affamati. E invece vuole associare i suoi discepoli, vuole associare noi alla sua azione provvidente e misericordiosa. Non fa cadere dall’alto i suoi doni, ma ci chiama a fare la nostra parte. Infatti chiede:

“Quanti pani avete?”. È bello il gesto di Gesù che si serve di noi, della nostra collaborazione. Impariamo questo stile di Gesù che ci associa alla sua sollecitudine, valorizza il nostro pur modesto contributo, rispetta le nostre capacità.

2. La sproporzione tra bisogni e risorse

Dio vuole avere bisogno degli uomini perché per Lui siamo esseri liberi, coscienti e capaci. I sette pani e i pochi pesciolini che i discepoli mettono a disposizione, la piccola provvista di qualcuno previdente, è il segno della nostra partecipazione alla compassione di Gesù per la moltitudine.

Questo episodio, nella redazione del vangelo di Giovanni ha una aggiunta significativa: l’apostolo Andrea mettendo a disposizione di Gesù i pochi pani e i pesci aggiunge: Ma che cos’è questo per tanta gente?. Ha ragione Andrea: come sfamare la moltitudine con pochi pani e pochi pesci? 

Con parole diverse quante volte anche noi confessiamo la nostra inadeguatezza, il nostro non essere all’altezza dei compiti che ci attendono. Qualche volta sono i genitori che, pur con tutta la buona volontà, non ce la fanno ad educare bene i loro figli. Oppure confessiamo, sfiduciati e delusi: quanto è difficile essere onesti, coerenti, resistere all’alta marea della corruzione.

E se da questa dimensione personale ci apriamo a quella collettiva, mondiale, dominante è il senso di impotenza, di inadeguatezza. Come sfamare le moltitudini che hanno fame e che giustamente cercano, arrivando con ogni mezzo nei nostri paesi, di raccogliere almeno le briciole che cadono dalle nostre tavole sempre troppo opulente, pur in tempi di crisi? Come arginare i conflitti che insanguinano la terra?

3. Anche il poco può fare molto…

Il Vangelo ci invita a metterci nei panni dei discepoli e a sentire come rivolto a noi l’invito a cavare dalla nostra bisaccia quel poco che abbiamo, a mettere a disposizione dei bisogni dell’umanità quel poco che siamo. 

È poco eppure non è nulla, è disperatamente inadeguato eppure non è inutile. E se mettiamo questa nostra povertà, con fiducia, nelle mani di Dio, se facciamo tutto quanto a noi possibile consapevoli che è poco ma che è tutto quanto abbiamo nelle mani, se agiamo così dando fondo alle nostre capacità, spendendoci fino all’ultima briciola, il Signore misteriosamente moltiplicherà la nostra povertà e ne farà pane abbondante per la moltitudine.

Mettiamo nelle mani di Dio la nostra esistenza, con le sue modeste risorse, certi che Lui saprà moltiplicarle per il bene della moltitudine. 

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don Erminio