Desiderare

RICONOSCERE L’ATTESO – desiderare

Se l’amore tanto più è grande quanto più è semplice,
se il desiderio più semplice sta nella nostalgia
allora non è strano che Dio voglia
essere accolto dai semplici
da quelli che hanno candido il cuore
e per il loro amore non trovano parole.
Ed Egli stesso nell’offerta
c’incantò nella sua semplicità,
la povertà, la mangiatoia, il fieno.
(Karol Woytyla)

 

Tutto era stato già annunciato. Già detto. In epoca meno sospetta. Epoca d’attesa.

Il Profeta, voce di un Altro, già aveva detto: “tutti costoro si sono radunati, vengo a te” (Is 60,4b). Ha carattere, portata universale. La liturgia divide il Mistero del Natale in due tempi; due battute. Ci fa percorrere la strada dei pastori e del loro stupore; la strada dei semplici. Ci permette di percorrere i loro passi, di essere ascoltatori primi di un annuncio primo, inatteso; stupefacente. Primo.

Lo stesso Mistero – la seconda battuta – è vissuto da chi invece attendeva, sapeva. Ci è offerta la cronaca di chi attendeva e sapeva della “manifestazione della gloria” (Tt 2,13b). Dei sapienti, studiosi del cielo; “alcuni Magi – che – vennero da oriente a Gerusalemme” (Mt 2,1b).

Pastori e Magi, nell’unica notte, convocati; venienti; attratti. Pastori e Magi dicono che tutti sono radunati. Quel Bambino ha capacità d’attrattiva; capacità di calamita. Egli diviene appuntamento all’umana esistenza.

Se i pastori sono colti di sprovvista, impegnati nelle loro faccende, i Magi, invece, hanno elaborato studi, osservato stelle, studiato Scritture. Hanno visto “spuntare la sua stella” (Mt 2,2b).

Una stella li muove, li provoca. Un segno li attrae. Li mette in viaggio, si spostano; lasciano, scelgono il viaggio. Si mettono in viaggio; si fanno viaggio. Metafora di chi desidera – di chi letteralmente è senza(de) stelle(sidus).

Il desiderio anima quei sapienti. Desiderio di un Altro, di Qualcuno. I Magi constatano un’Assenza, una mancanza. Hanno un vuoto che nessuna scienza può colmare; che nessun sapere può riempire.

Il dramma di quella notte – il dramma del presepio – è dramma di desiderio: accorre chi riconosce di non avere stelle, chi sente di essere mancante di luce; chi è avvolto da “tenebra e nebbia” (Is 60,2a).

Solamente chi si sente incompleto può sperimentare “una gioia grandissima” (Mt 2,10b) davanti al Bambino, Egli stesso “tua luce” (Is 60,1a), nostra luce. Lo “guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore” (Is 60,5a).

Betlemme diviene ostensione della “gloria del Signore” (Is 60,1b), Sua manifestazione. E’ Epifania del desiderio; luogo di ristoro ai desideri più intimi dell’uomo. Il Bambino è Lui stesso desiderio del Padre, desiderato dagli uomini. Desideroso di uomini. E’ Natale di desiderio.

Il dramma di quella notte non smentisce chi nella tenebra vuole rimanere. Erode, a palazzo, “restò turbato” (Mt 2,3a). Egli è l’anti-desiderio, è l’avversione al desiderio. E’ chi pensa di essere lui stesso stella, luce. Onnipotenza delirante, misura unica a se stesso. Erode tenta di estinguere il desiderio; tenta di spegnere la stella. Ma la mancanza di Qualcuno è più forte di chi è sazio di sé.

Quanto più il desiderio dilata il nostro cuore, tanto più diventeremo capaci di accogliere Dio” (Agostino).

Siamo carne desiderosa di una Carne che desidera. Il cuore, fatto per il desiderio, è luogo del compimento di un Altro che – finalmente – viene.

Alessandro