Festa dell’Immacolata

Siamo contenti di poter ora riflettere sull’Immacolata, questo dono di Dio alla Vergine Maria, e in genere ci fa piacere gustare e riscoprire un dato così caro e così tipico della fede cristiana, della fede (precisiamo) cristiano-cattolica.

Ci aiutano alcune pagine bibliche, ma più ampiamente ci aiuta tutta la tradizione, e anche il catechismo della Chiesa, il suo insegnamento, come lo accogliamo dal Magistero.

Facciamo anzitutto due premesse introduttive:

  • La prima, per chiarire le nostre idee sul vero significato di Immacolata.
  • Dice il teologo K. Rahner:

“Anzitutto l’Immacolata Concezione di Maria è una cosa del tutto diversa dalla concezione verginale di Gesù nel seno della santa Vergine.

Immacolata Concezione non significa neppure che la nascita di Maria, avvenuta per generazione dei suoi genitori, abbia presentato qualche differenza dal punto di vista fisico rispetto a quella delle altre persone umane …

La dottrina dell’Immacolata Concezione della Madonna afferma semplicemente questo: la beata Vergine Madre di Dio, Maria, in vista dei meriti di Gesù Cristo, dunque in forza della Redenzione operata dal suo Figlio, fu favorita da Dio, dal primo istante della sua esistenza, con il dono della grazia divina, e, conseguentemente, non ha conosciuto quello stato da noi chiamato peccato originale”.

“Tota pulchra es Maria et macula originalis non est in te”. (“Tutta bella sei o Maria, e in te non c’è la macchia originale”).

  • Non segnata, non inquinata dal peccato originale, Maria poi, compì anche tutto il cammino della sua vita, senza incorrere in alcun peccato attuale, di alcun genere.

Ella è dunque la Tutta Santa, la più Santa di ogni creatura, dopo suo Figlio Gesù.

  • E poi la seconda premessa, per rispondere (brevemente) alla domanda: “Dove la Chiesa ha trovato le indicazioni e le prove di questa verità?”

E rispondiamo che, guidata dallo Spirito Santo promesso da Gesù (“ve lo manderò…ed egli vi guiderà alla verità tutta intera”-Gv 16,13) la Chiesa, in una lunga e laboriosa meditazione sul dato rivelato, è arrivata a capire che il saluto dell’Angelo, (“tu sei la piena di grazia il Signore è con te”) concludeva l’insieme di tante allusioni dell’Antico Testamento a partire dalle parole di Dio al serpente nel libro della Genesi (“porrò inimicizia tra te e la Donna “, fino alla figura della “Donna vestita di sole” nell’Apocalisse.

Soprattutto la Chiesa ha capito che la santità di Maria (la sua “salvezza” così totale e così radicale) non è stata se non il frutto – il primo e magnifico frutto – dell’opera redentrice di Gesù, quasi una dimostrazione esemplare di quanto è potente e sovrabbondante la grazia che scende – come un fiume – dalla Croce Gloriosa del Signore. Ha raggiunto – quella grazia – e salvato “in radice” perfino colei che è nata prima di Lui, sua Madre, e che gli ha dato – così degnamente – la vita.

E ora, dopo le premesse, il centro della nostra riflessione: a proposito della santità di Maria, e della santità in genere – della possibilità anche per noi di santificarci, e in che modo, anche se non siamo stati favoriti di un dono così privilegiato e unico come quello dato alla Madonna.

Qui ci aiutano le letture bibliche della liturgia di oggi (8 dicembre), soprattutto la prima (Gen 3,9-20) e la terza (Lc 1,26-28).

  • Tutti sappiamo che la pagina di Adamo ed Eva è quella che descrive più realisticamente il peccato, il primo e poi quello di sempre nelle varie epoche della storia umana.

Al di là dei modi diversi, in che cosa consiste essenzialmente il peccato?

Consiste (ci dice questa pagina) in una superba autonomia di decisione, un’autonomia che si sostituisce a Dio, considerato un rivale dell’uomo.

I comandi morali di Dio (quelli della sua legge) sono sentiti come limite, e limite arbitrario, alle libere decisioni umane.

Vollero mangiare dell’albero del bene e del male”. Cioè: vollero decidere loro ciò che è bene e ciò che è male.

Vollero sostituirsi a Dio.

  • E se io decido quel che posso o non posso fare, è chiaro che il padrone della mia vita sono io.
  • Tutto si deve fare secondo la mia volontà: solo così sarò libero e felice!
  • La pagina dell’Annunciazione in Luca (quella che è chiamata “vangelo aureo”) è la perfetta antitesi – Maria è il contrario di Eva.
  • Maria prende immediatamente e semplicemente l’atteggiamento, non della ribelle a Dio, ma della “serva del Signore”.

E dopo aver chiesto giustamente una spiegazione, esprime il suo programma di vita:

“Si faccia di me secondo la tua parola”.

Cioè: la mia libertà e la mia felicità consistono nell’ascoltare la parola di Dio e nel metterla in pratica.

Ecco in che senso la santità di Maria e quella della Chiesa (cioè la nostra) si assomigliano.

È vero che Lei – Maria – ha ricevuto un dono più grande (ma questo non ci meraviglia: noi siamo tutti uguali come dignità, ma abbiamo compiti diversi. È ben giusto che chi ha un compito più alto e più difficile, riceva un dono di grazia più grande).

Però, se noi abbiamo un dono e una chiamata più limitati, la risposta può e deve essere la stessa: “Eccomi sono servo, serva, del Signore”.

Si faccia di me secondo la sua parola.

Io trovo la mia gioia nel seguire non la mia, ma la sua legge; nel fare, non la mia, ma la sua volontà.

 Preghiamo perché per noi sia così, con la grazia dello Spirito Santo e l’intercessione di Maria Immacolata.

Padre Mario Chiodi