Il giorno del Signore

DESIDERIUM – il giorno del Signore

Di che è mancanza questa mancanza,

cuore,

che a un tratto ne

sei pieno?

(Mario Luzi)

Che Egli ritorni è primo annuncio liturgico. Inizio. Di tempo e di esistenza.

Consci di una mancanza, viviamo di nostalgia; dolore di un ritorno. Il “frastuono” (Is 13,4a.4c) del mondo si maschera da idolo; immagine di un riempimento effimero. Scoperta del vuoto è coscientizzazione di esistenza e di tempo.

Per questo il cuore supplica: “sorga Dio” (Sal 68,2a).

E’ richiesta umana; la più umana.

Perché “tutte le mani sono fiacche, ogni cuore d’uomo viene meno” (Is 13,7). Vigore e affetti non possono vivere di mancanze.

Viene meno il cuore, quando sente di “guerre e rivoluzioni” (Lc 21,9a); quando vi sono “terremoti, carestie e pestilenze” (Lc 21,11a); quando aumenta l’ “ansia per il fragore del mare e dei flutti” (Lc 21,25b).

Senza Uno che sopraggiunga – avvento – il cuore muore “per la paura e per l’attesa” (Lc 21,26a). Muore di un vuoto – mancanza – a perdere.

Ecco perché i suoi domandano: “quando?” (Lc 21,7).

E’ “il giorno del Signore” (Is 13,6a.9a); attesa di speranza e, al contempo, di angoscia – stringimento soffocante. E’ Uno che viene a liberare con ira; è giorno d’ira e di devasto per il male e non l’ammalato: “io punirò nel mondo la malvagità e negli empi la loro iniquità” (Is 13,11).

Sono “giorni di vendetta” (Lc 21,22) i penultimi, prima di quel giorno. Il Divino si vendicherà sulla “devastazione” (Lc 21,20b) operata dal male; dal nemico. Quel giorno sarà la definitività della vittoria.

I segni cosmici – ferite naturali – servono a richiamo: “quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21,28). Rimando ad un Altro; alimentazione di mancanza perché diventi Una Presenza.

Cercate di capire ciò che è gradito al Signore” (Ef 5,10). Cioè Suo volere. Senza precisione cronologica – quando? – sappiamo che arriverà una fine che “non è subito la fine” (Lc 21,9b). Il nostro è il tempo del prima; dell’anticipo. Non ci deve riguardare il dopo ma l’ora – hic et nunc.

Colui che verrà è già venuto. Segnati dal Suo primo venire, attendiamo la seconda battuta – la fine. Il tempo intermedio è tempo di invocazione; di supplica. Non ci è domandato altro: “perseveranza” (Lc 21,19).

L’invito è a guardare in Alto, “poiché le stelle del cielo non daranno più la loro luce” (Is 13,10a) – desiderium -; mancanza di stelle.

Avvertire che siamo fatti di una mancanza spalanca il nostro desiderio a Qualcuno che sia Presenza.

Avvento è questo avvertirLo.

Alessandro