Il pane disceso dal cielo

26 settembre 2021
IV DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI GIOV. BATTISTA (B)
Giovanni 6,41-51

Riflessione a cura di don Erminio Villa.

1. Il pane disceso dal cielo

Chi crede nel pane eucaristico riconosce la presenza del Signore nell’Ostia Consacrata. L’Eucarestia per noi non è un simbolo, ma presenza reale di Gesù. Noi guardiamo l’Ostia consacrata, il tipo più semplice di pane e di nutrimento, fatto soltanto di un po’ di farina e di acqua. Così esso appare come il cibo dei poveri, ai quali in primo luogo il Signore ha destinato la sua vicinanza. In questo pane c’è la fatica umana, il lavoro quotidiano di chi coltiva la terra, semina e raccoglie e fa il pane. 

Tuttavia il pane non è soltanto il prodotto nostro; è frutto della terra e quindi dono. Se la terra porta frutto, non è un merito dell’uomo; solo il Creatore poteva conferirle la fertilità. Il pane è frutto della terra e insieme del cielo. Presuppone la sinergia delle forze della terra e dei doni dall’alto (sole, pioggia…). 

Così anche l’acqua, che ci serve per preparare il pane. Il pane, il più semplice dei cibi, dato a tutti come nutrimento materiale, in Cristo è corpo dato come nutrimento spirituale (con il vino, sangue prezioso effuso per l’umanità….).

Purtroppo siamo talmente «abituati» da non meravigliarci più che Dio sia presente per noi e fra noi. Invece dovremmo sorprenderci in continuazione del dono che ci viene fatto, cercare di ri-capirne il senso e non darlo mai in qualche modo “per scontato”.

Se la presenza del Signore è un dono e la fede una grazia, allora non ha senso un cattolicesimo che è solo rituale sociale, o una fede tiepida, abitudinaria, o il ragionamento di chi dice: “io credo ma non pratico, credo a modo mio…”, individualmente, senza fare comunità. Se ogni volta che mangiamo questo cibo annunciamo il Regno, non compiamo un gesto intimistico, ma di comunione con Dio e con la Chiesa

Non passivo ma dinamico, di trasformazione, di evoluzione (finché egli venga...), di conversione nostra, della Chiesa, dell’umanità.

2. Il pane condiviso

Ognuno di noi, che è unico, irripetibile, con una individualità e delle caratteristiche precise, vive la sua vita in un dato momento storico, in un preciso contesto sociale e culturale. Con ognuno di noi Dio ha un rapporto individuale, se noi scegliamo e vogliamo averlo con Lui:

chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” (Giovanni 6, 35).

Il Signore ci dona se stesso lasciandoci liberi: scegliamo noi come e quando entrare in comunione con lui! Ma, oltre a questo, Lui ci ha dato anche il comando dell’amore reciproco, ci ha costituito chiesa, comunità, consanguinei nel suo nome.

Molte volte le nostre realtà comunitarie non riescono a rispecchiare questo; a volte perdiamo di vista lo scopo per cui stiamo ed operiamo insieme (gelosie, rivalità, stupide incomprensioni). Se siamo comunità cristiana, spezziamo insieme il pane del cammino e il pane della condivisione.

Gesù ci ha lasciato per nutrimento il pane Eucaristico, ma anche il pane della Parola, che nutre il nostro cuore e la mente; lo possiamo leggere e meditare da soli o con altri….

“Non mormoriamo” come gli increduli del Vangelo, ma troviamo in esso il coraggio dell’amore, la forza della carità, il cuore e la voce per lodare Dio, l’impegno della testimonianza.

3. Il pane della vita

Dato che con la morte è facile pensare che finisca tutto, Gesù ci offre un pane che dona la vita eterna.
Questo pane non perisce: tutto passa, Cristo no, rimane nella nostra storia.

Inoltre non fa perire, dona vita eterna, non come la manna che ha nutrito… solo nel deserto. La vita eterna appartiene a coloro che credono, a coloro che si nutrono vivendo in Cristo.

Chi crede ha – non avrà – la vita eterna” è qualche cosa in divenire, si sta compiendo dentro di noi. È esperienza concreta, presente, continua, di comunione profonda, promessa di futuro!

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don Erminio