Il discorso della Montagna

La “Carta costituzionale” del Regno di Dio

12 luglio 2020  
VI DOPO PENTECOSTE (A)  
Luca 6, 20-31

Riflessione a cura di don Erminio Villa

1. Due versioni dello stesso discorso

Della grande, stupenda pagina delle Beatitudini abbiamo due redazioni, con due stili: le due redazioni hanno una ben diversa cornice: per Matteo è il ‘discorso della montagna‘; Luca invece racconta l’insegnamento di Gesù fatto ‘in un luogo pianeggiante’. La collocazione sulla montagna risponde all’intenzione di Matteo di indicare Gesù come il nuovo Mosè che sul monte, nuovo Sinai, presenta se stesso come nuova legge. Invece Luca sceglie la pianura, meglio il discendere di Gesùil suo mettersi accanto alla folla non facendo cadere dall’alto le sue parole. Forse anche in questo piccolo dettaglio tocchiamo con mano la “condiscendenza”, la tenerezza di Gesù che Luca vuole approfondire.

Una seconda differenza: «Beati voi poveri», scrive Luca, mentre Matteo: «Beati i poveri in spirito». Sono accentuazioni diverse della medesima beatitudine. Più interiore e spirituale Matteo che proclama beati coloro che sono interiormente poveri. Luca non solo non ha questa sottolineatura spirituale, ma anzi rafforza la concretezza, la materialità, aggiungendo alle beatitudini le maledizioni: Guai a voi, ai ricchi, ai sazi, ai gaudenti. Si direbbe più sociologica e politica la prospettiva di Luca rispetto a quella di Matteo. 

2. Benedizione e maledizione

A molti questa beatitudine è sembrata la consacrazione della povertà stessa, un invito alla rassegnata accettazione della povertà con la promessa di una beatitudine che nell’al di là ricompenserebbe chi quaggiù ha patito povertà. Proprio questa parola ha fatto dire che la religione sarebbe alienazione, rassegnazione passiva. E bisogna riconoscere che tale accusa è stata talora pertinente. Per questo, per annunciare la beatitudine della povertà, bisogna prima annunciare la maledizione della povertà quando essa è conseguenza dell’ingiustizia, della iniqua distribuzione delle risorse della terra, del privilegio di pochi a danno di molti. 

Che Luca accompagni la beatitudine della povertà con la maledizione della ricchezza, della sazietà, del godimento di pochi non è forse un appello a riconoscere che proprio l’ingiusta distribuzione delle risorse è causa di povertà? Già i Profeti avevano levato la loro voce a difesa dei poveri, vittime dei potenti. Per questo Dio è dalla parte dei poveri: «Non depredare il povero, perché Dio difenderà la sua causa» (Prov 22,22). Eppure dobbiamo dire, con il vangelo, la povertà è fonte di beatitudine quando è scelta libera di sobrietà, di fraternità. La beatitudine della povertà interpella il nostro stile di vita e domanda solidarietà e condivisione.

3. La carta costituzionale del Regno di Dio

Da qui dovranno partire gli apostoli per vivere l’immensità e la tenerezza di Dio, con questa pagina loro (e noi) dovranno sempre confrontarsi per essere testimoni del Signore. Infatti Cristo non parla di organizzazione, di potere, di compromessi, di forza, di ostentazione; ma di povertà, di sofferenza vissuta con evangelica serenità: i valori portanti, sottesi all’annuncio.

Luca aggiunge alle beatitudini (di Matteo) quattro “guai” che completano le precedenti affermazioni, mettendoci al riparo da inutili rischi: con queste esortazioni siamo messi in guardia dal crogiuolarci nella sazietà, dal porre la nostra consolazione nella ricchezza, dal vivere con superficialità, dal cercare l’applauso e i facili consensi. 

Chiediamo al Signore di convertire i nostri cuori alla semplicità del Regno, di aiutarci a leggere la nostra vita e deciderne il senso a partire da questa pagina, che ci manifesta che cosa fa Dio in Gesù, e ci rivela come agisce Dio nella nostra storia. Chiediamo di comprendere le beatitudini solo conoscendo che Dio è amore per tutti: infatti la giustizia divina è togliere a chi ha abusivamente e dare a chi non ha ingiustamente; il nostro concetto di giustizia (“a ciascuno il suo”), più che sulla giustizia di Dio che è amore, si fonda sull’ingiustizia umana e ne codifica l’egoismo da cui trae origine. Quanto siamo ancora lontani dal Vangelo!

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don Erminio [ Santuario dell'Addolorata - Rho ]