Presenza adombrante

ATTENDERE L’ATTESO – Presenza adombrante

La vita di ognuno è un’attesa.

Il presente non basta a nessuno.

In un primo momento, pare che ci manchi qualcosa.

Più tardi ci si accorge che ci manca Qualcuno.

E lo attendiamo.

(Primo Mazzolari)

 

Qualcuno – Lui, l’Atteso – è Presenza assente in noi: “Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza? Che colmi tutta la terra della tua assenza?” (Pär Fabian Lagerkvist). E’ assenza che ricolma, che riempie. Assenza tesa all’incontro, alla venuta. Il cuore dell’uomo è fatto di Assenza.

Il Veniente ha compito di colmare le nostre assenze, che ci vorrebbero fuori di noi. La mancanza – dramma umano – chiede una rabboccata. Bene annotava il Crisostomo in una sua omelia: “la razza umana è una razza scontenta”. Per natura l’uomo tende alla tristezza, poiché si accorge che manca di Qualcuno. Agostino, tristemente annota: “Tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo”.

Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (Mc 11,9b) è il grido della folla quando si accorge che finalmente vi è Qualcuno che giunge e che può salvare. Finalmente!

Salva noi, un po’ tutti figli di Moab. Figli di un padre concepito in cattività. Figli di sfuggita e di inganno. Figli di un’unione illecita. Ma pur sempre – Lot, padre di Moab, nipote di Abramo – figli di promessa.

Ci salva “di fronte al devastatore” (Is 16,4c), noi “i dispersi di Moab” (Is 16,4b); noi che chiediamo ospitalità a Colui che viene. “L’Amore non è colui che dà ma Colui che viene” (Primo Mazzolari). Ci salva, Lui-compiemento, dal nostro non-senso.

Noi che viviamo la tirannia e la devastazione. Noi abbandonati tra le onde del caos. Noi dispersi tra le lacrime della nostra mestizia. Abbiamo bisogno – ho bisogno – di un Altro che giunge e mi salva. E’ un tremendo bisogno.

Egli “rende come la notte la sua ombra in pieno mezzogiorno” (Is 16,3b). E’ ombra che ci ricopre e che ci protegge. E’ Presenza adombrante, rigenerante. E’ grembo che ci ridona vitalità e forza. L’ombra è attratta dal grido: salvaci! E’ ombra dal peso specifico: è abbraccio.

Mai vacuo è il tempo di attesa. Attende chi sa Chi sta arrivando: “un giudice sollecito del diritto e pronto alla giustizia” (Is 16,5b) e che ci insegna “il modo di comportarci e di piacere a Dio” (1Ts 4,1b). Egli è l’ombra di Dio, che viene come il più alto segno di umanità ristabilita.

La Sua venuta stabilisce – per coloro che lo accolgono – una “regola di vita” (1Ts 4,2a). Lui regola la nostra vita, chiedendocela – “molti stendevano i propri mantelli sulla strada” (Mc 11,8a). Coloro che Lo attendono Gli offrono la vita, si sottomettono all’Altro. La vita, in loro, narra l’incontro che lascia il segno indelebile; lo squarcio aperto.

La vita, luogo di assenza, diviene luogo di incontro con Qualcuno che giunge, che si palesa a me. La vita ritrova il proprio significato solamente in Lui, suo destino. Mio destino.

Quando verrai Signore? Sono triste, disperato. Ho bisogno di Te, salvezza di Dio. Salvezza per me. Adombrami con la Tua Presenza; Tu che vieni in mezzo a noi. Ristabilisci la mia sorte perduta. Rabbocca le mie assenze. Colma i miei spazi vuoti. Tutto ciò che chiedo, tutto ciò che spero, tutto ciò che domando sei Tu. Tu, mia unica salvezza. Nascondimi tra le pieghe della Tua ombra.

Vieni, Signore.

Alessandro