Ti stavo aspettando

Ti stavo aspettando”, se lo sentiva dire forte dentro di sé. E se lo sentiva dire spesso.
Ma da qualche giorno era diverso, anche lei cercava…”Ti sto aspettando”.
Quella mattina, come ogni giorno, passava in mezzo a tantissime persone, tantissimi volti.
Le era sempre piaciuto guardarli, osservarli attentamente; un solo sguardo, ne bastava uno per aprire la porta di un mondo nuovo…e così per ogni persona: quanti mondi nuovi ogni giorno!
Ma quella mattina no. Passavano accanto tanti mondi ma era come se non li notasse. Era soprappensiero, ultimamente le succedeva spesso.
I piedi continuavano a camminare, a volte aumentando la velocità, seguendo fedelmente la frenesia e il nervosismo della Milano di mattina.
<<Lei crede alla felicità?>>
Arrestata di colpo.
<<Ehm…sì, sì…certo che ci credo>>
<<Cosa significa per lei essere felice? Lei è felice?>>
<<Ehm…scusi ma devo proprio scappare! Sono in ritardo!>>
E i piedi ripresero ad andare ancora più veloci.
“Eh sì, devo muovermi altrimenti arrivo in ritardo!” si disse.
Due, cinque, dieci minuti…di sfuggita, correndo, il suo sguardo si posò su un orologio della città che segnava le 8.15. Al che si disse: ”Perché sto correndo? Mancano ancora venti minuti e io sono quasi arrivata! Ecco la chiesetta e poi svolto e…”
<<Datemi qualcosa, per favore>> una donna implorò seduta sul ciglio della strada davanti alla chiesetta.
<<Mi spiace, non ho niente>>
<<La prego, mi renda felice!>>
<<Mi spiace, davvero>>.
Felice…felice?!…l’aveva già sentito…”Ma è una fissazione oggi!”.
Quando finiva la fatica di una giornata, le piaceva camminare tra i bellissimi colori della primavera; adorava guardare gli alberi in fiore e immergersi in quei delicati profumi; ogni volta ne rimaneva affascinata. Pensava che era soddisfatta della sua vita, stava lottando con impegno affinché le cose andassero per il meglio, se non fosse per quel dolore che ogni tanto sentiva nel petto, quel dolore che non ha mai smesso di accompagnarla da quando…
avvertì la fronte aggrottarsi, e l’innocenza sul suo viso da ragazzina sognante si tramutò in uno sguardo serio e risoluto di donna; era fisso davanti a sé, ma non notava più i bellissimi colori dei fiori, erano passati in secondo piano, quasi invisibili.
Un passo, uno dopo l’altro, come se stesse camminando in un’altra realtà…
Un bambino le passò accanto ridendo felice.
Lei si destò all’improvviso dai pensieri che avevano catturato la sua attenzione. Lo guardò e pensò a quanto è bello essere bambini…”E’ proprio vero che sono i bambini a salvare il mondo!” sorrise guardandolo e ringraziandolo dentro di sé per averle riportato la vista su quanto di più bello aveva davanti ai suoi occhi.
Una nuova mattina.
Era un giorno come un altro, eppure c’era qualcosa di diverso, sentiva che ogni giorno accadeva qualcosa di diverso…ed era la stessa sensazione che ebbe ieri e l’altro ieri…
Avvertiva di volta in volta le cose cambiare e scivolarle via senza poterle trattenere.
Non riusciva più a guardarsi dentro e sentire quello che di più prezioso aveva…lei, proprio lei…lei che adorava sentire il suo cuore…
…”il cuore…” fece una smorfia di rammarico.
Non ricordava da quanto tempo non riusciva più a camminare lì dentro;
ma ricordava che adorava percorrere quelle strade e perdersi anche cento volte, giusto per rimanere lì dentro il più possibile.
Perché ora non riusciva più a sentire quei passi dentro di sé?
Avvertì quella fitta di dolore, il solito dolore.
Ma per lo meno ora il cuore era al sicuro! C’era un muro che lo proteggeva, ed era un muro spesso.
Eppure, quante volte era crollata davanti a quel muro…quante volte aveva avuto la tentazione di togliere un mattone, poi un altro,…
“No! Nessuno deve toccarlo!”. Anzi, bisognava costruirlo più spesso; più spesso era e più il cuore sarebbe rimasto al sicuro da altre ferite.
Ma quel giorno il cuore aveva deciso di risvegliarsi.
Si guardò allo specchio.
Guardò i suoi occhi.
Ricordò quanto le piaceva vedere i suoi occhi che si illuminavano quando sorrideva…
…non vide nessuna luce…e non la vedeva da quando…
“Devo andare!”. Uscì per affrontare una nuova giornata.
In mezzo alla gente…ancora…come sempre…
Quella mattina c’era troppa gente, si sentiva quasi soffocare…troppa gente…
Aveva la sensazione di camminare senza una meta precisa; eppure l’aveva ma era come se non se la ricordasse…
Ricordò dei punti familiari della città, percorse diverse strade, arrivò fino all’ultima da percorrere…ancora qualche passo, la chiesetta e poi…
<<Datemi qualcosa, per favore>> la implorò una donna seduta sul ciglio della strada davanti alla chiesetta.
Era la stessa donna che vedeva passando ogni mattina.
Cercò delle monete che aveva in tasca e gliele diede senza pensare molto al proprio gesto.
<<Grazie! Mi hai resa felice. Che Dio ti benedica!>>.
La ragazza rispose con un mezzo sorriso e fece per andare.
Ma non proseguì per la sua strada. Diresse i suoi passi verso la chiesetta ed entrò.
Era lì, con il corpo raggomitolato in riflessione, schiacciato da un peso più forte di lui.
Aveva perso la cognizione del tempo per quanto rimase lì così.
Quando alzò il viso incrociò gli occhi di un uomo.
Si irrigidì un poco.
La stava fissando.
Lei rispose a quello sguardo sorridendo timidamente. Era un po’ imbarazzata.
Quell’uomo aveva occhi molto profondi, penetranti, occhi che sembravano leggere la sua interiorità.
La ragazza si strinse tra sé come cercando di proteggere qualcosa che apparteneva solo a lei. Ma a quanto pare non era molto brava a nascondere…
Sorridendo, l’uomo si avvicinò e con il gesto semplice di un bambino, puntò il dito su di lei:
<<Ehi, hai perso la tua strada, vero?>>
<<Come…?>> disse stupita. Ma non andò avanti nella domanda, le parole non le uscivano.
Lui continuava a fissarla sorridendo, mentre lei non riusciva a guardarlo negli occhi perché aveva toccato la verità che le stava bruciando dentro.
L’uomo, con la malizia di un bambino che sa di aver colto nel segno, continuò:
<<Non riesci a reagire, vero?>>
Si sentì scoperta. Annuì.
Era paralizzata da quella improvvisa intrusione che aveva scoperto proprio il punto più delicato.
Lui continuò: <<Avanti, puoi fare di meglio!>>
La ragazza lo guardò senza riuscire a capire quelle parole.
<<Hai mai pensato che per vedere la verità devi saltare fuori da lì?>> e puntò il dito in direzione del cuore.
Forse anche lui riusciva a vedere quella crepa, quell’enorme crepa che attraversava il suo cuore, straziandolo. Sembrava che anche lui sentisse quella sofferenza…
<<Vieni!>> le disse.
<<Dove…?>>
<<Non avere paura. Vieni, non potrà succederti niente di peggio di come sei messa adesso!>> le rispose in tono affettuoso.
La ragazza lo seguì fino a quando l’uomo si fermò in un punto della chiesa in cui appena vicino rifletteva forte la luce. Qui le chiese di guardare intorno.
A lei sembrava di vedere tutto in bianco e nero.
Poi, lui le chiese di posizionarsi proprio in mezzo alla luce riflessa e di guardarsi.
“Che strano…” si disse. “La luce del sole non riflette su di me…eppure sono vestita di bianco…”
<<Hai mai pensato di lavarti via tutta quella polvere prima di vestirti di bianco?>> le disse intuendo i suoi pensieri.
<<E perché?! Ha senso che un corpo vuoto risplenda?!>>
<<Vuoto?! Ne sei sicura?!>> e con la saggezza disarmante di un bambino, sorridendole dolcemente le disse:
<<Hai mai guardato profondamente negli occhi chi ti ama?>>
<<Io…non…>> sorpresa da quella domanda. <<Io…comunque…non posso…ho già sbagliato…>>
<<E’ vero! Tu hai sbagliato>> le rispose, cogliendo la verità. <<E credi che finisce tutto qui? Non credi che c’è qualcosa di più di questo?>>
<<Ma io…>>
<<Shss…vieni, c’è una persona che ti sta aspettando>>
<<Me?! Io non conosco nessuna persona qui>>
<<Sì, hai ragione. Non la conosci ancora bene ma ti è sempre stata vicina, più di quanto tu creda!>>.
La ragazza lo seguì pensando con curiosità a chi potesse essere.
In realtà non andarono molto lontano, pochi passi e Lui era lì, davanti a lei.
<<Vi lascio soli, così potete finalmente parlare liberamente>> le disse e li lasciò.
La ragazza restò lì, davanti a Lui, senza dire niente; solo pensava a quante volte era passata lì davanti a Lui senza fermarsi a guardarlo, senza guardare i Suoi occhi…i Suoi occhi…
…non riusciva a staccare i suoi occhi da quegli occhi che la guardavano così profondi e dolci…
“Ti stavo aspettando” si sentì sussurrare dolcemente.
Erano solo lei e Lui,
il Suo corpo le stava mostrando le ferite;
la mano di lei le toccò…un brivido attraversò il suo corpo; non poteva non sentire quanto era amata…
quando la sua mano toccò la ferita sul Suo costato, risentì tutto il dolore di quella ferita che le stava straziando il cuore da tempo.
Con infinita dolcezza, Lui le stava domandando: “Mi ami tu?”
A questa domanda, ogni resistenza si sciolse, e guardando l’Uomo che l’aveva amata dal primo sguardo, sotto il peso del dolore, cadde ai Suoi piedi e cominciò a piangere, piangere e piangere; non poteva più trattenere quelle lacrime, le aveva trattenute nel suo cuore rimasto freddo per troppo tempo.
E finalmente il cuore parlò:
<<Ti amo Signore! Sì, io ti amo Signore!
Senza Te non sono niente,
rimani, rimani in questo cuore,
questo cuore che a volte si dimentica di essere amato.
“Ti amo”, dimmelo, ripetimelo ancora,
non voglio ricominciare domani senza sentire il Tuo Amore,
potrei dimenticare la gioia di vivere.
Ti amo, credimi,
cerco il Tuo Amore in ogni mio respiro,
cerco il Tuo Amore in ogni luce che nasce,
cerco il Tuo Amore in ogni luce che si spegne.
Sto piangendo davanti a Te, è il modo più sincero per dirtelo.
Ti amo Signore,
senza Te sono persa,
ama, ama questo cuore,
questo cuore che a volte si dimentica di essere amato più dei suoi sbagli.
“Ti amo”, dimmelo, ripetimelo ancora,
non voglio più guardare dentro i miei occhi e non vederci i Tuoi,
potrei dimenticare di vedere la luce nei miei.
Ti amo, credimi,
cerco il Tuo Amore in ogni mio battito,
cerco il Tuo Amore ogni volta che la luce mi apre gli occhi,
cerco il Tuo Amore ogni volta che la luce della stella più bella della sera mi stupisce prima di chiudere gli occhi.
Sto sorridendo davanti a Te, è il modo più innocente per dirtelo,
Ti amo>>.
Pianse, pianse, ma questa volta pianse di gioia.
Il suo cuore non poteva più trattenere l’immenso Amore che la stava riempiendo.
Era un Amore così dolcemente forte che non poteva contenere, un Amore che la prendeva così com’era, che andava oltre i suoi limiti, un Amore che esaltava la sua umanità.
Era un Amore senza confini, aveva un grande bisogno di espandersi, di uscire, di riempire ogni cosa, ogni persona…
<<Dimmi cosa cerchi dentro me,
sai che tutto quello che c’è qua dentro è Tuo.
E se è insieme che si guarisce,
lascia che io ti ami, lascia che il mio amore sfiori le tue ferite,
come la tua mano ha sempre fatto dolcemente con il mio cuore che mendicava il Tuo Amore.
E se è insieme che si cammina,
lascia che io possa trovare me stessa insieme a Te,
lascia che il mio amore Ti aiuti a sopportare la croce,
come il Tuo Amore ha sorretto il mio spirito straziato che cercava il Tuo aiuto.
Non voglio essere perfetta,
voglio solo cercare di essere il meglio di me per Te,
il Tuo respiro sta cercando il mio spirito,
non posso non sentire che m i stai sospirando di credere in Te,
dimmi che sono pronta a riempirmi del bene donato da ogni singola persona intorno a me,
niente, niente può farmi sentire così bene come quando negli altri vedo Te.
E se è insieme che si impara ad amare,
lascia che io non smetta mai di ringraziarti,
lascia che il mio amore non possa mai smettere di sentire il Tuo Amore.
Non importa a che posto mi metterai,
amami come fossi l’ultima dei tuoi figli, ma amami>>.
E Lui non aspettò.
Uscì ancora con le lacrime agli occhi, ma con un sorriso che rifletteva la felicità e la pace che avevano invaso il suo corpo e il suo spirito, quando la donna sul ciglio della strada, alla vista della ragazza, si prostrò a terra in segno di grazie.
La ragazza si fermò. Quel gesto della donna toccò il suo cuore e il suo cuore vibrò come una corda…rivide l’immagine di lei poco prima prostrata a terra davanti all’Uomo che ha avuto misericordia di lei.
Si abbassò vicino alla donna, le alzò il viso e rimase colpita dai suoi occhi…quegli occhi…li aveva già visti…sì, si era già riflessa in quegli occhi…<<Signore…!>> sussurrò dolcemente con gli occhi lucidi.
Cercò quanto aveva con sé e fece l’elemosina.
La donna rispose con un sorriso di ringraziamento.
E aggiunse:<<Grazie per aver ricordato ai miei occhi di guardare verso l’alto per ricevere gioia. Non c’è gusto a guardare in alto senza aspettarsi di vedere qualcuno, giusto?!>>
La ragazza annuì sorridendo, ricordando che la sua salvezza era avvenuta grazie ad uno sguardo che ha saputo capire la sua sofferenza e andare oltre.
La donna le confessò:<< Grazie per avermi guardata e per esserti commossa per me! Da tanto tempo nessuno più piangeva per me. Io vedo tante persone passare davanti a me ogni giorno, ma pochissime volte riesco a vedere i loro occhi; tanto che a volte quasi non mi ricordo più cosa vuol dire esistere>> disse con dispiacere.
<<E allora>> riprese con risolutezza, <<quando succede questo, frugo tra i miei “averi” e…>> e tutta orgogliosa tirò fuori uno specchietto, probabilmente l’unica cosa che aveva in tasca.
<<Sì, un piccolo aggeggino per vedere se il trucco è a posto, se c’è una rughetta in più o se è spuntato un brufoletto in più per cui disperarsi! E quale donna se ne separerebbe?!>> disse con umorismo, approvato anche dalla ragazza.
<<Sono molto gelosa di quest’affare, sai? Mi è tanto caro…perché ogni giorno mi permette di vedere a che punto sono della mia vita. Da qui posso sapere come sto, vedendo i miei occhi, la piega della mia bocca…così non mi dimentico mai di cercare la gioia dentro di me!>>.
La ragazza restò stupita da quanto la sofferenza aveva reso saggia quella donna…non aveva più niente, eppure aveva tutto.
<<Grazie>> continuò, <<perché prima, quando mi hai guardata commuovendoti, mi hai donato gioia, hai risvegliato la gioia nei miei occhi, nel mio cuore. Lo sento, senza bisogno di prendere questo specchietto per vederlo. Grazie per aver avuto misericordia di me>>.
Cominciarono a scivolare lacrime sul viso della ragazza; era quanto il Signore ha fatto per lei.
<<Lascia che ti dica un’ultima cosa: quando ti apri a un’altra persona non potrai mai sapere dove questa apertura ti porterà…a gioia…a sofferenza…ma il cuore è questo, è tutto questo insieme. Non esiste un cuore che possa provare gioia senza passare attraverso la sofferenza. Sì, la sofferenza fa paura, si cercano tutti i modi per evitare di soffrire, di preservare il proprio cuore dal dolore, isolandolo o evitando di provare cose vere. Ma per entrambe, si finirà per provare sofferenza: non provando cose vere prima o poi il cuore si ribellerà, soffrendo per tutto ciò che è stato soffocato o semplicemente non è stato cercato; isolandolo proverà la sofferenza del vivere contro la sua natura: la solitudine.
Il cuore è fatto per amare e questo può avvenire solo grazie alla presenza di un altro.
Dimmi, è meglio vivere morendo o morire vivendo? La sofferenza c’è comunque.
Quanto l’aprirsi con amore all’altro potrà ferire il tuo cuore? Non lo sai.
Ma sai solo una cosa e ti basta: ne vale sempre la pena. Nonostante tutto.
Dai senza voler sapere dove va quello che dai, come hai fatto con me, perché è quello che dai che guarisce il tuo cuore. E’ un rischio. Sì. Ma è un rischio che vale la pena correre perché è per te, perché solo così potrai essere libera, libera di essere te stessa, libera di amare>>.
La giovane piangeva davanti a quella donna, a quella donna che attraverso il dolore aveva trovato il segreto più profondo e il dono più bello che l’uomo abbia ricevuto: amare.
E sentì il suo cuore battere finalmente libero e sereno. Quelle parole avevano guarito quella ferita che aveva avuto nel cuore per tanto tempo.
<<E ora vai! Ci sono tante persone in cui potrai rivedere gli occhi del Signore!>> le disse la donna riconoscendo l’Autore dell’amorevole attenzione che la ragazza aveva avuto nei suoi confronti.
La ragazza la ringraziò con tutto il cuore e riprese il cammino.
Sentiva che ad ogni passo che faceva, la fiamma che stava infiammando ogni parte di lei cresceva, cresceva, cresceva…”Grazie Signore, perché hai sentito il mio ultimo limite e mi hai attratta a Te.
Ora non ho più difese.
Adesso che mi sento così toccata nel profondo da sentire che mi stai prendendo per mano,
insegnami di nuovo a camminare,
a pregare insieme per il cambiamento,,
per essere come Tu mi vuoi.
Ma se vedi che ad ogni passo le mie orme si fanno più pesanti,
non ti spaventare se vedi il mio corpo crollare a terra straziato dalle ferite,
Tu sostienimi pazientemente con il Tuo Amore,
così delicatamente forte da darmi la motivazione di rialzarmi.
E se mentre cerco di seguirTi, mi volto indietro,
non perdere la fiducia in me se chiudo i miei occhi,
Tu rimproverami dolcemente di non averti amato abbastanza,
così che io ricominci ad amarTi fino a non riuscire più a slegarmi da Te.
E se cado nella fragilità indifesa di una bambina,
alza il mio viso verso i Tuoi occhi così profondamente innamorati del mio spirito,
così che io non desideri altro che abbandonarmi a Te”.
Ad ogni passo che faceva, sentiva sempre più forte dentro di sé: “Ti sto aspettando”.
E lei rispose con gioia: “Ti sto aspettando”, lasciandosi investire dalla felicità che stava attraversando il suo cuore.

Chiara Marinoni