Della domus

ETHOS – della domus
La donna è uscita dalla costola dell’uomo,
non dai piedi perché dovesse essere pestata,
né dalla testa per essere superiore
ma dal fianco per essere uguale.
Un po’ più in basso del braccio per essere protetta
e dal lato del cuore per essere amata.
(Talmud)

Casa è continua tensione del nostro cuore. Focolare domestico di relazioni vissute e rimanenti. Casa è luogo esistenziale di un ordine immutato e soprannaturale: “non è bene che l’uomo sia solo” (Gen 2,18a).

Non ci fa bene stare da soli. E’ possibilità non considerata dalla Creazione. E’ contro-natura.

Per questo il Creatore fa “un aiuto che gli corrisponda” (Gen 2,18b), cioè che gli sta davanti, eguale, con la quale relazionarsi. Fin dal principio vi è parità di genere tra le due – uniche – componenti umane – “li fece maschio e femmina” (Mc 10,6) – basata sulla diversità. Unità non è mai sinonimo di uniformità.

Uomo e donna, nell’ordine di Creazione, rientrano in una donazione reciproca di sguardi scambiati. Casa è obbedienza a un qualcosa iscritto dentro al quale obbediamo per natura. “I due saranno un’unica carne” (Gen 2,24b). I due sono destinati a divenire uno; “non sono più due” (Mc 10,8b).

Casa è una carnalità soprannaturale, fondata sui due-uno. Mistica di corpi e anime. Corporeità e sessualità, nel dono reciproco uomo-donna, sono cosa buona. La più vicina al Creatore; quella che ci rende più simili a Lui. Disprezzo del corpo è disprezzo di Dio Creatore.

L’ethos che ci proviene interiormente, dono dello Spirito – Egli stesso in noi – pronuncia la parola misterica, la più immediata a casa: famiglia.

Lo Spirito suggerisce, dopo la dipartita di Colui che continuamente Lo invia, l’ordine nuovo alla domus.

Pentecoste cambia i rapporti primi, quelli più immediati. Non vi è più dicotomia tra comunità e casa; quello che si vive nell’assemblea siamo spinti a viverlo in famiglia. Rischieremmo la schizofrenia.

Il mistero della casa, del rapporto uomo-donna, “è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!” (Ef 5,32). Per entrarci, per comprendere, per capire tale mistero abbiamo bisogno di Chi ne è il rivelatore.

Per comprendere la soprannaturalità di tale rapporto ci è chiesto di elevarci dalla natura effimera e passeggera. “Sottomessi gli uni agli altri” (Ef 5,21a) è l’ordine spirituale dato alla domus. Moglie e marito rientrano in un reciproco che non ha piani sfasati.

Come Cristo è capo della Chiesa” (Ef 5,23a) così i mariti per le mogli. Il riferimento è a Cristo. Sono estinte sul nascere inutili questioni moderniste. La categoria non è quella del caporalato ma della cura.

Come Cristo ha amato la Chiesa” (Ef 5,25b) così i mariti amino le mogli. Fino a darne la vita, come Cristo.

Se il riferimento è a Gesù allora non meno del sangue deve costare la vita coniugale. Il mondo non insegna questa donazione totale; il sangue è sparso quando l’altro è concepito come proprietà.

Il mondo ha bisogno di famiglie rinnovate dall’effusione. La Chiesa ha bisogno di famiglie che vivono la Pentecoste domestica.

Solo nello Spirito ci è disvelata l’unità profonda e perfetta di tale rapporto mistico. Domus è il micro-cosmo nel quale si rifrange il mistero dell’ordine Cristo-Chiesa. Un rapporto indissolubile dunque: “l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (Mc 10,9).

Perché la natura non ha alcun potere sulla soprannatura.

Alessandro