Educare al volo

AFFEZIONE – educare al volo
Il primo amore coniugale passa, è vero, ma poi viene un amore ancora migliore.
Allora ci si unisce nell’animo, tutti gli affari si decidono in comune;
non si hanno segreti l’uno per l’altro.
E quando vengono i figli, ogni momento, anche il più difficile, sembra una felicità…
Come potrebbero allora il padre e la madre non unirsi ancora più strettamente?
Dicono che avere bambini sia gravoso.
Chi lo dice? E’ una felicità celeste.
(Fëdor Dostoevskij)

Elevazione dell’ordinario sono gli anni Suoi vissuti nel nascondimento di “Nàzaret” (Mt 2,23a), con mamma Maria e papà Giuseppe.

Scelta, come profezia, è la famiglia. Sua – quarta – epifania. Luogo di affetti e di affezioni.

Non nega e non vieta i legami umani. Anzi li intesse Lui stesso, divenendo filo d’oro di un variopinto ordito. Nazaret è ostensione di una normalità segnata dallo Straordinario.

E’ per Lui scuola di laicità e compassione; da qui imparerà ciò che poi, da adulto, annuncerà agli altri. Impara qui la donazione di e i gesti d’amore; ideali che eleverà all’ennesima potenza, da adulto.

La vita domestica vige di un ordine naturale che Egli asseconda. “Ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito” (Ef 5,33). Tolto dal sospetto di maschilismo, l’appello è da leggersi nella reciprocità.

L’ordine prevede, alla base e al vertice, i coniugi. Occorre un buon equilibrio tra i due per un’apertura al “tu” di un figlio. Questa affezione amorosa sarà in grado di generare. Ogni altro scimmiottamento, abuso, sopruso, porterà ad una rottura ereditaria destinata a ripercuotersi.

Eliminare il partner a vantaggio dei figli creerà unicamente svantaggio nella totalità. Tolti anche loro da un deviazionismo impuro, Giuseppe e Maria sono anzitutto una coppia equilibrata. I due sono promessi l’uno all’altro con promessa eterna.

In tale ordine i figli vengono dopo – non necessariamente in ordine temporale ma esistenziale -, come dono. Qui il ricordo di un’antica parola: “Onora tuo padre e tua madre!” (Ef 6, 2a). Letteralmente “dai peso”. Generatore di “promessa” (Ef 6,2b): una vita felice. Vale a dire una vita autonoma ma dipendente, legata all’origine; qualunque essa sia.

Ai genitori è ricordato di “non esasperare” (Ef 6,4a) i figli. Generare all’autonomia è il compito educativo della famiglia. Educare al volo e non al nido. Attaccamento non è mai amore ma egoismo mascherato. Tale ordine naturale prevede che i nuovi arrivati presto se ne escano.

La famiglia di Nàzaret diviene modello, mostrando che occorre fare spazio ad un Altro che chiede permesso di soggiorno. L’ordine è in Lui, così, ristabilito come “benedizione” (Sir 44,23a) domestica.

I sentimenti sono ammissibili: Giuseppe, dopo il periodo di latitanza e di immigrazione forzata, “ebbe paura” (Mt 2,22b). Fa paura un tale ampio respiro. Preferiamo il rifugio sicuro delle quattro mura di casa. Generare alla libertà – “perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti” (Mt 2,23b) – lascia un po’ inquieti. Ma non c’è alcun appello al diritto di proprietà: i figli, pur generandoli, non ci appartengono.

Che i figli volino è l’unica missione della famiglia che porta l’indelegabile peso di generare donne e uomini in grado di assumersi il destino.

Molti mali, che vediamo e subiamo inermi, vedono la loro causa prima nell’ordine non rispettato.

Alessandra