Gesù il ribelle

Non ce la fanno proprio i farisei a sopportare Gesù, li urta, li destabilizza, li scuote dalla loro granitica certezza, gli fa ribollire il sangue con quel continuare a varcare il confine della legge. 

Scossa.

Non si rendono nemmeno conto che nella loro inossidabile certezza dell’osservanza della legge una pecora vale più di un uomo. Nulla di strano, già ai tempi del Maestro esisteva una differenza fra mondo economico e le sue leggi e mondo reale dell’uomo e le sue leggi. Il problema è che nemmeno i dottori della legge se ne rendevano conto. Infatti recuperare una pecora perduta non era così grave come sanare un uomo. La pecora in fondo rappresentava la ricchezza, la sicurezza economica era latte, lana,carne, aveva un controvalore in denaro, si poteva vendere e certo non ci si poteva permettere di perderla nemmeno il giorno di Sabato altrimenti si perdevano dei soldi. L’uomo non ha lo stesso valore, in fondo se era storpio era colpa sua e del suo peccato quindi non era possibile ne indispensabile sanarlo. Economicamente nessuno ci avrebbe guadagnato nemmeno lui che non avrebbe poi più potuto mendicare. Insomma poteva essere sacrificato alla legge…lui l’uomo che per la legge non valeva, che non produceva ricchezza che economicamente parlando era un fondo perso.

Ribellione.

A questo il Maestro probabilmente pensava quando, consapevole del gesto che stava per compiere e delle sue conseguenze si apprestava a guarire l’uomo. Riportava il valore delle cose alla realtà senza nulla togliere alla povera pecora che aveva anch’essa il diritto di essere salvata, ma si apprestava a ricordare a tutti che il mondo economico non è diverso da quello reale. Che l’uomo è l’obiettivo del Padre e non il rispetto formale di regole umane assunte a manifestazioni divine. La ribellione di Gesù non è verso i farisei in se ma verso quello che vorrebbero fare passare, verso quel lento azzeramento delle capacità di misericordia che leggi sterili e fredde producono. La ribellione è verso il “sistema” del Sabato e non verso il Sabato stesso; ma loro, i maestri della legge non possono capirlo perché hanno perso la capacità di guardare l’uomo occupati, troppo occupati a ricordarsi le infinite leggi da rispettare.

Ribellione Oggi.

Poco è cambiato, anche per noi il mondo economico ha una presenza ed una realtà diversa, anche noi recuperiamo la pecora ma non permettiamo di guarire la mano perché anche noi veniamoci destabilizzati, turbati da quel gesto e dai seguenti, dalla gratuità della guarigione e dal fatto che avvenga in un momento inappropriato, in un luogo non consono, nel momento sbagliato. Anche noi veniamo risvegliati alla centralità dell’uomo e anche noi non siamo pronti ad affrontare questa considerazione, questa certezza. Non siamo pronti ad affrontare e quindi ad affermare che la dignità dell’essere umano prevarica ogni legge e ogni giorno, che il diritto a vivere con dignità è un diritto inalienabile dell’uomo, che nessuno può essere considerato indegno solo perché malato, peccatore, straniero, povero, carcerato, storpio nell’anima e nel cuore. Che essere in fondo alla catena economica e anche sociale non è considerato dal Padre un limite, anzi. Che il Suo guarire non è un gesto di propaganda ma un atto di misericordia e che proprio per questo prevarica il tempo, lo spazio e la legge.

Claudio