23 agosto 2020
PRIMA DEL MARTIRIO DI GIOVANNI BATTISTA (A)
Marco 12,13-17
Riflessione a cura di don Erminio Villa.
Il Vangelo di questa domenica ci propone il principale testo ‘politico’ del Nuovo Testamento. Infatti il Vangelo non è un trattato di scienze politiche, è parola rivolta alla coscienza della persona prima che alle istituzioni.
Ma se la parola trova accoglienza nella coscienza, allora anche le istituzioni e il vivere civile ne saranno positivamente segnati.
1. Date a Cesare
Con questa affermazione, in risposta a coloro che gli chiedevano se si dovessero pagare le tasse a Cesare, l’imperatore romano che occupava militarmente il Paese, Gesù riconosce il legittimo spazio della politica e colpisce alla radice la tentazione teocratica, la tentazione da parte della religione e dei suoi ministri di invadere il campo di Cesare, cioè lo spazio della politica.
‘Teocrazia’ vuol dire appunto ‘governo di Dio’, ovviamente mediante l’istituzione religiosa. Basta pensare alla terribile forma di utilizzo della religione a fini politici che è stato il tentativo di dar vita ad un ‘califfato’, con una nuova forma di organizzazione politica islamica che costringe cristiani e non a rinunciare alla loro fede.
Oggi questa pericolosa confusione tra il trono e l’altare, la spada e la croce che in passato ha segnato anche Paesi cristiani, è presente in qualche Stato islamico, dove l’autorità religiosa custode del Corano ha l’ultima parola sulle leggi emanate dal Parlamento.
Quando Gesù ordina di dare a Cesare quel che è di Cesare riconosce l’autonomia della politica. Ma riconosciuto il legittimo spazio della politica (‘date a Cesare’), Gesù ne fissa anche i limiti.
2. Date a Dio
Cesare, cioè il potere politico, non è tutto; ha un suo ambito, ma non deve invadere la totalità della vita delle persone e della collettività. Questa parola colpisce la malattia più funesta della politica: il totalitarismo, lo statalismo.
In passato l’Europa ha subìto le conseguenze funeste dei totalitarismi che hanno seminato morte.
Il pericolo totalitario può trovare argine proprio nella coscienza religiosa che afferma: “Bisogna obbedire a Dio prima che agli uomini” (At. 5,29). Proprio dal testo evangelico deriva l’impegno a costruire una società laica fondata non solo sulla reciproca autonomia tra sfera politica e ambito religioso, ma anche su un rapporto di reciproca integrazione.
È autenticamente laica quella società nella quale la coscienza religiosa riconosce l’autonomia della politica e la politica riconosce l’apporto della religione. Una autentica laicità non si limita a stabilire la reciproca separazione tra Cesare e Dio, riconosce altresì la relazione tra queste due dimensioni della condizione umana, il circolo virtuoso tra valori morali e politica.
3. E perciò…
Dio ha bisogno di Cesare, ovvero i valori morali e religiosi hanno bisogno della politica. È tipico del linguaggio cristiano l’appello ai valori (della vita, della persona, della pace, ecc.). Ma tale appello rischia d’essere moralistico, solo esortativo, se non si fa carico di creare tutte le condizioni necessarie perchè i valori possano essere vissuti.
Inutile fare proclami a favore della famiglia se poi le scelte politiche non danno alla famiglia le condizioni per svolgere i suoi compiti; di conseguenza anche i credenti non possono essere estranei all’impegno politico.
Le forme di tale impegno potranno essere diverse, ma una religiosità non retorica dovrà farsi carico di un impegno politico.
Ma anche Cesare ha bisogno di Dio, ovvero la politica ha bisogno dei valori. Ogni decisione, ogni scelta politica mette in gioco una certa idea dell’uomo, dei suoi veri beni e dei suoi fini. Si sceglie sempre e solo sulla base di una scala di valori, di una tavola di priorità, di criteri. Se non è guidata da valori etici, la vita politica corre verso esiti pericolosi e disgreganti.
-- don Erminio [ Santuario dell'Addolorata - Rho ]