Come agnelli in mezzo ai lupi

Il giudizio della gente

6 settembre 2020
II DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI GIOVANNI BATTISTA (A)
Giovanni 5, 19-24

Riflessione a cura di don Erminio Villa.

1. Il giudizio della gente

Col suo tono fintamente discreto ma chiaro, il giudizio umano si intrufola senza chiedere permesso e si accomoda tranquillo, badando a non dare eccessivamente nell’occhio. Fosse un’unica voce, ci presteresti più attenzione, ma si tratta di un chiacchiericcio indistinto, del quale cogli spezzoni qua e là e al quale raramente ti ribelli col giusto cipiglio. Quando una delle tante voci si ode più chiara tra le altre, solo allora reagisci vigorosamente: «Chi ti dà il diritto di giudicare?». Poi, sbollita la rabbia, messo a tacere il giudizio impertinente, torni a sopportare con rassegnata fatica il basso continuo dei giudizi su di te e sulla tua esistenza, senza mai riuscire a liberartene una volta per tutte: il vicino di casa, il marito/la moglie, la suocera, l’amica, il collega; la valutazione del capufficio; l’editoriale del giornalista; il “si dice in giro”; il parere del professore, le parole del prete, i precetti dell’educazione ricevuta; l’idea più di moda, il messaggio di una canzone, le immagini di uno spot…

Direttamente e indirettamente, con criteri differenti l’una dall’altra, ciascuna delle voci del coro esprime un giudizio – quando non una sentenza – sulle tue parole, sulle tue idee e sulle tue scelte; magari anche solo nella forma dell’aspettativa, del piccolo o grande ricatto affettivo, della diversità di opinione, del termine di paragone…, sempre di giudizio si tratta. Per quanto abituato tu possa essere, il rumore di fondo fa male, consuma risorse, non aiuta la concentrazione, logora la capacità di ascolto; ma soprattutto insinua lentamente quell’idea snervante e sgradevole di una vita tutta sotto giudizio.

2. Il giudizio di Dio

Grazie a Dio, però non è così, perché è proprio la sua voce che nitida si staglia cantando un’altra melodia fuori da quel basso continuo noioso e ansiogeno. Dio giudica diversamente, perché Lui non fa parte del coro giudicante. Ti stupisce? Hai ragione… Ti han sempre parlato di un Dio onnipotente e permaloso, che gioca a fare il ragioniere con le azioni umane; un Pallottoliere Eterno, che tiene conto di ognuno dei tuoi peccati perché tu finisca a scontarli nell’eternità secondo un infallibile giudizio contabile. E invece no. Dio non giudica. O meglio, lo fa ma in un modo che non t’aspetteresti mai. «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv 3,16): questo è il suo giudizio. 

Il Vangelo di Giovanni ci racconta che quando il Padre ha deciso di giudicare il mondo, l’ha fatto con un gesto unico e definitivo: dare suo Figlio, senza condizioni, limiti o distinzioni. Ad ogni uomo e ad ogni donna: santi e peccatori, credenti e non, buoni o malvagi:  che giudizio è mai donare ciò che si ha di più caro? che sentenza può mai essere concedere tutto quello che si possiede? che condanna può contenere un’offerta di bene incondizionato? Uno strano modo di fare, quello di Dio. Lui canta fuori dal coro e il suo giudizio – per chi lo accoglie – è solo salvezza e mai condanna.

3. Gesù è il volto del Padre

La vita di Cristo è la narrazione di questo operare divino, il cui culmine è la Croce. Lui agisce allo stesso modo del Padre e la sua sentenza è perciò una parola di misericordia, di compassione, di fedeltà. Tendi l’orecchio e ascoltalo ancora oggi nelle innumerevoli voci che nelle tue giornate hanno il sapore di una salvezza: quelle che sanno di gratuità, di perdono, di pazienza, di comprensione; quelle di chi ti accoglie per quel che sei, che non accampa pretese, che offre senza condizioni, che c’è quando non te l’aspetti; quelle di chi ricomincia sempre, di chi opera per la tua realizzazione, di chi fa spazio per la tua espressione; quelle che, tanto o poco, hanno preso la forma di Gesù. Alla fine, credere è decidere a chi dare ascolto. O abbassare il volume del rumore di fondo.

don Erminio [Santuario dell'Addolorata - Rho]