Nella logica dell’Incarnazione

20 dicembre 2020
DOMENICA DELLA DIVINA MATERNITÀ DI MARIA (B)
Luca 1,26-38

Riflessione a cura di don Erminio Villa.

1. Il mistero dell’Incarnazione di Gesù

Non si può costruire l’uomo senza Dio, perché l’uomo, dentro, nella sua parte fondamentale che è l’anima, è figlio di Dio. Non si può far rinnegare per un’intera vita a un figlio un padre! Dio ce l’abbiamo dentro! Noi speriamo che la gente che si proclama atea (o vive come se lo fosse) “senta” alla fine questa “voce” dentro di sè che dice: “Ma non vedi che da solo non puoi costruire niente?! Non vedi che soprattutto davanti a degli eventi tipo una malattia, un dolore, una morte, conosci solo la disperazione e non la speranza? E quello che tu chiami alienazione non è alienazione perchè è vita!?”. L’uomo ha bisogno di Dio! 

E Dio per esserci vicino (come noi crediamo) si è incarnato e fatto Uomo. Dio si è messo nella condizione massima, assoluta per farsi capire dall’uomo, per non farsi temere: si è fatto Bambino. Non si può temere nulla da un bambino! E Dio si è incarnato nel grembo della vergine Maria, si è fatto Uomo (come diciamo nel Credo) per darci la possibilità di arrivare a conoscerlo e ad amarlo. 

2. Maria, madre del Figlio di Dio

Il discorso della “Divina Maternità di Maria” è legato alla nostra religione. Ed è scritto in maniera chiara, fatto per primo, da S. Ambrogio, nostro Vescovo di Milano. Nel 431 il Concilio di Efeso ha proclamato la “Divina Maternità di Maria”. Nel Sinodo preparatorio, tenuto a Roma l’anno precedente, Papa Celestino I si è riferito e appellato proprio all’Inno di S.Ambrogio, il quale in quelle composizioni metteva dei concetti teologici, il contenuto delle Verità in cui noi crediamo. Uno dei suoi Inni dice: “Vieni, Redentore degli uomini: mostra il parto della vergine. Ogni epoca rimane e rimarrà stupita a questo modo con cui Dio ha voluto venire tra noi“. 

Un modo divino: “Divina Maternità di Maria”. Questo mistero apre la nostra mente a dei paralleli, a realtà che forse non consideriamo, perché questa maternità si è esercitata nel tempo: una mamma è mamma per tutta la vita e non solo nel momento in cui mette al mondo suo figlio. E’ generatrice in un certo momento della sua esistenza (nove mesi e nasce un bambino), ma resta mamma sempre, e come tale segue la crescita del figlio: in modo intelligente, non lo condiziona ma lo forma, non lo costringe ma lo stimola. Questo modo di Maria di seguire Gesù è un modo tutto particolare perché Gesù era uguale a tutti come umanità, ma diverso da tutti come personalità. 

3. Entriamo nella logica dell’incarnazione

Oggi la Chiesa ci invita a “metterci nei panni” della Madonna, madre di un figlio ‘sui generis’… Quante mamme oggi si lamentano, dicendo: “Io non riesco a capire, a seguire mio figlio, perché fa un sacco di cose strane…”. Anche per Maria non è stata tanto semplice la vita, ma lei ha saputo affrontare la situazione. Dal punto di vista dell’incarnazione, largamente intesa, il distacco, la rinuncia diventa il frutto non tanto di non cercare le cose, quanto di cercare in ogni cosa ciò che è più grande di essa e che la supera. Questo dobbiamo imparare da lei: il coraggio di affrontare le cose più normali, più comuni e banali, sapendo che in queste cose c’è in ballo qualcosa di più profondo. 

In altre parole: dobbiamo entrare nella “logica dell’incarnazione”, imitando la fede di Maria. Pietro, ad esempio, non ha accettato che Gesù si umiliasse a lavare i piedi agli Apostoli, Maria invece per trenta lunghi anni ha accettato l’umiltà di Dio: ha creduto che anche i minimi atti della sua umanità fossero importanti per Dio. 

Gli atti della nostra umanità contano molto per Dio, perché più l’uomo sarà uomo, più Dio sarà Dio. E mentre c’è la frase che dice che il sottonaturale è il naturale non ancora raggiunto, c’è anche l’altra frase che dice che il naturale è il soprannaturale non ancora raggiunto

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don Erminio