Pentecoste

28 maggio 2023
PENTECOSTE (A)
Giovanni 14,15-20

Riflessione a cura di don Erminio Villa.

1. La docilità allo Spirito Santo

Con la solennità di Pentecoste celebriamo, certo, l’evento straordinario della effusione dello Spirito Santo sul piccolo gruppo di discepoli riuniti in preghiera nel cenacolo.

Ma anche un dato, che è permanente nella vita delle Chiesa e tocca ciascuno di noi personalmente: “A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune”; “Nessuno può dire «Gesù è Signore» se non sotto l’azione dello Spirito Santo”.

Quante volte abbiamo invocato e invocheremo il Signore Gesù in questa celebrazione e quanta azione dello Spirito Santo stiamo sperimentando noi adesso!

Consapevoli di questo rapporto personale che intratteniamo con lo Spirito santo, decidiamo di affidarci allo Spirito Santo e di lasciarci condurre dove Lui vuole condurci.

2. La testimonianza di Gesù

La meta è Gesù: lo Spirito Santo, infatti, ci fa ci fa membra di Gesù, ci fa parte della sua stessa vita. Docilità allo Spirito allora significa vivere con Cristo, per Cristo, in Cristo

Chiediamoci: “Sono persuaso che per la mia vita Cristo è tutto: è il principio, il senso, il fine? Sono persuaso che solo se faccio l’uomo alla maniera di Gesù, valorizzo la mia umanità nelle sue dimensioni fondamentali e costitutive, che sono l’amore, l’intelligenza, la libertà? Sono persuaso che da nessuno mi trovo così amato, così accolto e compreso come sono amato, accolto e compreso da Gesù?”.

Queste considerazioni vengono tutte dallo Spirito Santo, che abita in ciascuno di noi! Se ci si lascia condurre dallo Spirito verso questa meta principale, che è Gesù, ne consegue di per sé una seconda meta: la testimonianza di Gesù.

Questa testimonianza di Gesù, verso cui ci conduce lo Spirito santo va intesa come il semplice, sereno e gioioso far trasparire quel che siamo: persone legate totalmente a Gesù.

In fondo la nostra testimonianza non dovrebbe caratterizzarsi come un dire agli altri: “Sappiate che c’è Gesù e che Gesù ha fatto questo e ha detto questo”; sono loro che, vedendo come viviamo, ci chiedono: “Perché vivete con tanto gusto, serenità e pace?”.

3. La missione dell’unità

Lo Spirito rende possibile una terza meta, cui tutti aspirano, ma sembra irraggiungibile: l’unità. Non c’è unità nella società attuale: lo mostrano chiaramente le molteplici guerre, che si stanno combattendo oggi in varie parti del mondo. E poi l’economia non è forse concorrenza? non è competizione di diversi interessi? 

La Chiesa è posta nell’umanità con una missione di unificazione. Eppure anch’essa è divisa in tante confessioni diverse: e questo è segno che non è pienamente docile alla guida dallo Spirito.

Nelle nostre comunità cristiane domina l’anonimato; e anche quando c’è una qualche conoscenza, qualche collaborazione non vince la logica dell’unità sulle beghe, le contrapposizioni, le meschinità, che le segnano: vuol dire che non siamo pienamente docili alla guida dello Spirito…

Oggi nelle nostre comunità è difficile trovare qualcosa che metta insieme le varie generazioni; mandano e sostengono missionari, che in nome del vangelo operano tra la gente del terzo mondo; ma poi faticano ad accogliere in nome del vangelo quelli che arrivano qui dal terzo mondo.

Una Chiesa così può assolvere alla sua missione di unificazione dell’umanità solo se diventa sempre più docile allo Spirito, che la guida verso Gesù: questo dev’essere il criterio fondamentale di vita, secondo cui si costruiscono i rapporti con gli altri.

E tutte le altre realtà: razza, cultura, classe sociale, storia personale, smetteranno di essere decisive, perché decisivo in maniera assoluta è divenuto Cristo, che ha dato la sua vita per tutti.

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don Erminio