Entrata di Cristo a Gerusalemme - Giotto, 1305.

Un ingresso con stile inedito

5 dicembre 2021
IV DI AVVENTO (C)
Luca 19,28-38

Riflessione a cura di don Erminio Villa.

Gesù entra in Gerusalemme. Egli è il veniente. Sta alla porta e bussa. Ogni giorno. Ecco il motivo della collocazione di questa pagina nel rito ambrosiano, che di solito si legge alla domenica delle palme. 

Gesù è il Messia, è il padrone della città santa, eppure entra come un mendicante.Infatti egli chiede un animale in prestito, per entrare come principe della pace.

L’ordine ricevuto (“Direte: Il Signore ne ha bisogno!”) è stato obbedito senza discutere, perché anche senza troppe spiegazioni, si fidano di chi non ha mai chiesto cose insensate. 

Hanno fatto come i servi alle nozze di Cana, quando hanno sentito dire da Maria: “Fate qualsiasi cosa lui vi dirà”.

Questa è la fede dei semplici: di chi prende sul serio ciò che gli viene detto dal Signore… Se lo facciamo anche noi, favorire la venuta di Gesù (l’ingresso di Gesù nella città, come nelle nostre famiglie e comunità) pacificherà il nostro cuore. 

2. La folla è volubile

C’è molta gente che acclama. Ci viene un poco di invidia per i tanti che giubilano con il loro osanna, soprattutto se pensiamo all’indifferenza che avvolge la persona di Gesù agli occhi di molti nostri contemporanei e, spesso, anche ai nostri. 

Gesù che viene trova un mondo che non lo considera. Ma a guardare bene le cose, forse c’è poco da invidiare. 

Il popolo è in festa, ma è lo stesso popolo che tra qualche giorno griderà a Pilato di crocifiggere Gesù, preferendo la liberazione di Barabba. Come mai? 

Ciò accade, non solo perché il cuore dell’uomo è volubile, ma anche, perché si sono avvicinati a Gesù per motivi diversi da quelli per cui Gesù vuole essere scelto: motivi politici, motivi di vantaggi personali, ecc. Tutto ciò porterà a una inevitabile separazione. 

3. I veri discepoli

Gesù vuole essere scelto per amore. Vuole essere scelto come il tesoro, lo sposo con cui condividere l’esistenza. Pochi di quelli che gridavano osanna, avevano compreso. 

Perché poche sono le persone che hanno vera vita interiore, nella quale germoglia la verità di Dio e conta il suo amore. Vogliamo curare la nostra vita interiore, sì o no? 

Etty Hillesum, la ragazza ebrea uccisa in un lager nazista, proprio mentre era in quella orrenda condizione, scrisse: “per chi ha una vita interiore, vivere in mezzo alle luci della ribalta e vivere in un campo di concentramento non fa differenza”. 

Che voleva dire? Solo chi ha vita interiore e dialoga con Dio, sa ciò che conta nella vita. Molti sono distratti, pochi comprendono. L’importante è però che noi comprendiamo. 

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don Erminio