Unione e divisione

C’è qualcosa che accomuna questi dieci uomini e qualcosa che li divide.
Unione.
Quello che accomuna questi dieci personaggi altri non è che la malattia. Sono lebbrosi. Ai tempi questa malattia era non solo invalidante ma socialmente escludente. I lebbrosi non potevano entrare in città se non di giorno, di notte venivano cacciati fuori dalla cinta. Alla scoperta della malattia venivano letteralmente spogliati sia degli abiti che dei diritti e l’unica cosa che potevano fare era aggregarsi fra loro creando una società di reietti ed emarginati che unendo le forze tentavano di sopravvivere in qualsiasi modo. In queste condizioni le barriere spariscono. Il colore della pelle diventa ininfluente, la provenienza solo un ricordo. Io sono ebreo, io samaritano, io fenicio rappresenta solo un vecchio film che passa davanti agli occhi per evocare scene di vita comune che non potranno ripetersi. La religione poi, altro che dividere, siamo stati maledetti da qualsiasi Dio tu concepisca. La stato socioeconomico dimenticato, ricco o povero che eri adesso sei lebbroso. La malattia ha piallato, azzerato ogni classificazione e li ha trasformati in fratelli.
Divisione.
Improvvisamente, i dieci, si giocano il jolly. Hanno sentito di questo ebreo mezzo matto che sembra fare cose straordinarie e perché non invocarlo, perché non provare anche Lui tanto da perdere abbiamo veramente poco. Lo cercano, lo trovano, gli urlano la loro disperazione e…guariscono. Guarire vuol dire non avere più quella malattia così invalidante è devastante, vuol dire tornare a vivere.
Grazie Maestro.
No a questo punto Lui non è più il Maestro. Lui è quello di cui i dottori ed i farisei dicono sia “fuorilegge” e noi che siamo stati dei fuorilegge, dei senza casa, dei reietti per anni…noi non vogliamo tornare a fare quella vita.
Guarire vuol dire tornare quelli di prima – restetutio ad integrem – dicono i medici e questi sono proprio guariti. Sono tornati quelli di prima. Solo uno al contrario si ricorda di chi gli ha permesso di guarire e torna. Torna semplicemente per ringraziarlo oppure torna perché non sapeva dove andare era infatti uno straniero, un samaritano. Uno solo torna e sul perché poco importa di sicuro non importa a Gesù. Solo lui si è ricordato di cosa era, di cosa era diventato e di come è stato guarito. Solo lui non ha confuso la guarigione con qualcosa di superficiale, bensì come un evento più profondo, più radicale, più grande. Solo il samaritano, straniero senza Dio è tornato dal Figlio di Dio. Solo il samaritano dei dieci si è salvato.
Si amici cercatori, Gesù non è un fenomenale taumaturgo. La guarigione non è la fine di una storia ma l’inizio di un’altra. L’inizio della storia della salvezza.

Claudio