23 ottobre 2022
I DOPO LA DEDICAZIONE (C)
Matteo 28,16-20
Riflessione a cura di don Erminio Villa
1. Un Dio “in uscita”
Ci sono andati tutti all’ultimo appuntamento sul monte di Galilea, anche quelli che dubitavano ancora, portando i frammenti d’oro della loro fede dentro vasi d’argilla: sono una comunità ferita che ha conosciuto il tradimento, l’abbandono, la sorte tragica di Giuda; una comunità che crede e che dubita: «quando lo videro si prostrarono. Essi però dubitarono». E ci riconosciamo tutti in questa fede vulnerabile.
E invece di risentirsi o di chiudersi nella delusione, «Gesù si avvicinò e disse loro…». Neppure il dubbio è in grado di fermarlo. Ancora non è stanco di tenerezza, di avvicinarsi, di farsi incontro, occhi negli occhi, respiro su respiro.
È il nostro Dio “in uscita”, pellegrino eterno in cerca del santuario che sono le sue creature, che fino all’ultimo non molla i suoi e la sua pedagogia vincente è “stare con”, la dolcezza del farsi vicino, e non allontanarsi mai più: «ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
2. Il primo dovere di chi ama è “stare con”
«Gesù disse loro: andate in tutto il mondo e annunciate». Affida ai dubitanti il Vangelo, la bella notizia, la parola di felicità, per farla dilagare in ogni paesaggio del mondo come fresca acqua chiara, in ruscelli splendenti di riverberi di luce, a dissetare ogni filo d’erba, a portare vita a ogni vita che langue.
Andate, immergetevi in questo fiume, raggiungete tutti e gioite della diversità delle creature di Dio, «battezzando», immergendo ogni vita nell’oceano di Dio, e sia sommersa, e sia intrisa e sia sollevata dalla sua onda mite e possente!
Accompagnate ogni vita all’incontro con la vita di Dio. Fatelo «nel nome del Padre»: cuore che pulsa nel cuore del mondo; «nel nome del Figlio»: nella fragilità del Figlio di Maria morto nella carne; «nel nome dello Spirito»: del vento santo che porta pollini di primavera e «non lascia dormire la polvere» (D.M. Turoldo).
3. C’è una “buona notizia” da dire a tutti
Ed ecco che la vita di Dio non è più estranea né alla fragilità della carne, né alla sua forza; non è estranea né al dolore né alla felicità dell’uomo, ma diventa storia nostra, racconto di fragilità e di forza affidato non alle migliori intelligenze del tempo, ma a undici pescatori illetterati che dubitano ancora, che si sentono «piccoli ma invasi e abbracciati dal mistero» (A. Casati).
Piccoli ma abbracciati come bambini, abbracciati dentro un respiro, un soffio, un vento in cui naviga l’intero creato. «E io sarò con voi tutti i giorni». Sarò con voi senza condizioni. Nei giorni della fede e in quelli del dubbio; sarò con voi fino alla fine del tempo, senza vincoli né clausole, come seme che cresce, come inizio di guarigione.
La parola di Cristo ci riporta ai fondamenti: ogni stile esistenziale è dello stesso valore? Ogni opinione è verità? ogni scelta è di per se stessa insindacabile? Anche se molti oggi pensano che la palude dell’indistinzione sia il nostro tratto distintivo, la nostra normalità, sappiamo bene che non è così. La misericordia di Cristo raggiunge tutti e non respinge nessuno, ma la stessa misericordia ci dice che c’è modo e modo di vivere e in particolare ce n’è solo uno giusto, il suo.
L’unico capace di vincere la morte e di restituirci gli uni gli altri come fratelli. Ecco la buona notizia. La gioia di conoscere Cristo e di essere suo amico sono per noi cristiani il nostro vero tesoro. Perciò, la Chiesa e ogni cristiano, se è un vero credente, non può stancarsi di annunciare a tutti il Vangelo.
-- don Erminio