Guido da Siena. Trasfigurazione, entrata di Cristo a Gerusalemme e resurrezione di Lazzaro

Domenica delle Palme

10 aprile 2022
DELLE PALME (C)
Giovanni 11,55-12,11

Riflessione a cura di don Erminio Villa.

1. I gesti inventati dall’amore

Il vangelo racconta di Maria che prende fra le sue mani i piedi di Gesù, durante una cena fra amici. 

Tra 4 giorni il vangelo racconterà di Gesù che, in un’altra cena, ripete quel gesto, prende fra le sue mani i piedi dei discepoli, come se avesse imparato da una donna i gesti per dire l’amore. 

Una donna e Dio si incontrano, e ciò accade nei gesti inventati dall’amore: parlano la stessa lingua.

Un mondo scomposto, agitato ruota attorno a quell’evento: una gran folla, molti curiosi vogliono vedere il miracolato. E capi dei sacerdoti, farisei, delatori, guardie che hanno l’ordine di arrestarlo.

Anche i discepoli – Giuda tra tutti – non hanno occhi per la tenerezza, per leggere i segreti del cuore. E’ tutto un mondo che non capisce…

Poi c’è la donna, un’amica e Gesù che difende questa scena straordinaria. 

Le mani di Maria fanno carezze sui suoi piedi – la parte del corpo più vicina alla polvere delle strade – perché Dio è venuto con piedi d’uomo per conoscere e faticare i nostri stessi sentieri. 

E il più duro sentiero è la morte. Abbraccia quei piedi per dire: ‘Dove andrai Tu, andrò anch’io; porrò i miei passi sulle orme dei tuoi passi!”.

Il nardo è come una dichiarazione, 300 grammi di amore. Una dismisura, molto più di ciò che serve a profumare una persona. Maria e Gesù si capiscono: lei versa profumo, senza calcolare; lui verserà sangue senza riservare una sola goccia. 

I capelli su quei piedi! Per una donna di allora sciogliere i capelli per un uomo era un gesto di una carica affettiva veemente, gesto dell’intimità, della appartenenza, dell’incontro. 

Gesù è lo sposo, lui che va a morire ha bisogno di gesti intensi, di gratuità e di tenerezza. Come ogni uomo, cerca tenerezza, intensità e gratuità, le cose che ci toccano in profondità… 

E la casa si riempì di profumo”…è il profumo della sposa del Cantico. Quella casa è la nostra terra e noi, come Maria, a portare il buon profumo di Cristo. 

Ma a che cosa serve una casa piena di profumo? Cosa ce ne facciamo? Che cosa cambia nella storia del mondo un vaso di profumo?

La liturgia lo ricorda sulla soglia dei giorni assoluti: il profumo non è il pane, non è l’abito, non è necessario per vivere, è gioia, è un dono gratuito. È un di più, come il vino di Cana, è il superfluo… necessario alla qualità della vita! Il profumo è una dichiarazione d’amore.

Quel vaso di nardo valeva dieci volte i trenta denari che daranno a Giuda come prezzo di Gesù.  

Perché questa spesa senza misura e senza necessità? Maria spende trecento denari come per dire: ‘qualcuno ti tradirà per trenta denari, ma io ti amerò dieci volte tanto! Qualcuno ti venderà, ma io ti riscatterò per dieci volte!’ 

Così il cuore di Gesù riceveva forza per camminare verso i giorni supremi. 

È come se Maria dicesse: “Hanno deciso la tua morte, ma io ti profumo con ciò che fa vivere, l’hai insegnato Tu che l’amore fa esistere. Tu ci hai riempito d’amore. Ci ami troppo, piccoli e peccatori come siamo, e io ti ricambio con questo troppo di profumo”.

2. La lezione per noi 

L’uomo pratico che è in noi è tentato di vederlo solo come un gesto bello e sentimentale, se non fosse ben più di questo: un gesto rivelatore, una piccola grande storia che rivela Dio e l’uomo.

Giuda, simbolo della mentalità concreta, che vuole dare un prezzo ad ogni cosa, anche all’amore, che conosce il prezzo delle cose ma non il loro valore, critica la tenerezza: “Questo profumo è denaro rubato ai poveri”, ma Gesù non si lascia chiudere in questa alternativa: o tu o i poveri! 

Gesù non mette una priorità contro l’altra. Dice a me, a noi: non rinunciare ad un amore in nome di un altro amore. “I poveri li avete sempre con voi”. Sono io che ve li lascio in eredità, li avrete come parte di me, membra del mio corpo da ungere di profumo e di cura. 

Non guardare come Giuda il prezzo del nardo, guarda l’amore di Maria; 

non guardare come Giuda il mancato guadagno, gusta il profumo che riempie la casa; 

non guardare al costo dell’unguento, impara la generosità dell’amicizia.

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don Erminio