Cristo e gli Apostoli. Basilica di Santa Prudenziana, Roma

Il Padre si rivela nel Figlio

10 maggio 2020  
V DOMENICA DI PASQUA (A)  
Giovanni 14, 21-24

Riflessione a cura di don Erminio Villa.

1. Il Padre si rivela nel Figlio

Mediante le domande dei discepoli e le risposte di Gesù, i cristiani formavano la loro coscienzae trovavano un orientamento per i loro problemi. Nel capitolo 14, abbiamo tre domande: di Tommaso (Gv 14,5-7), di Filippo (8-21) e di Giuda (22-26), cui risponde sempre Gesù. A Filippo Cristo ha detto: “Io lo amerò e mi manifesterò a lui”, rispondendo alla richiesta del discepolo: “Mostraci il Padre e questo ci basta!” (Gv 14,8). 

Anche Mosè aveva chiesto a Dio: “Mostrami la tua gloria!” (Es 33,18). Dio aveva risposto: “Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo” (Es 33,20). Il Padre non può essere mostrato: si legge in diversi passi biblici… “Dio abita una luce inaccessibile” (1Tim 6,16). “Nessuno mai ha visto Dio” (1Gv 4,12). Ma la presenza del Padre può essere sperimentata mediante l’esperienza dell’amore. 

Dice la prima lettera di San Giovanni: “Chi non ama non conosce Dio, perché Dio è amore”. Gesù lo spiega bene a Filippo: “Chi osserva i miei comandamenti, costui mi ama. E chi mi ama sarà amato dal Padre mio. Io anche lo amerò e mi manifesterò a lui”. Osservando il comandamento di Gesù, che è l’amore al prossimo (Gv 15,17), la persona mostra il suo amore per Gesù. E chi ama Gesù, sarà amato dal Padre e può avere la certezza che il Padre si manifesterà a lui. Nella risposta a Giuda, Gesù dice come avviene questa manifestazione del Padre nella nostra vita.

2. La domanda di Giuda è la domanda di tutti. 

Come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?“. Il problema è reale fino ad oggi. A volte sorge in noi cristiani l’idea di essere meglio degli altri e di essere amati da Dio più di tutti. Attribuiamo a Dio distinzioni tra la gente… La risposta di Gesù è semplice e profonda: ripete ciò che ha appena detto a Filippo. Il problema non è se noi cristiani siamo amati da Dio più degli altri, o se gli altri sono disprezzati da Dio. 

Questo non è il criterio per la preferenza del Padre. Il criterio della preferenza del Padre è sempre lo stesso: l’amore“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole”. Indipendentemente dal fatto che la persona sia o no cristiana, il Padre si manifesta a tutti coloro che osservano il comandamento di Gesù che è l’amore per il prossimo (Gv 15,17). 

3. L’ascolto della parola è la prova dell’amore

In cosa consiste la manifestazione del Padre? La risposta a questa domanda è stampata nel cuore dell’umanità, nell’esperienza umana universale: basta osservare la vita delle persone che praticano l’amore e fanno della loro vita un dono agli altri. La pratica dell’amore ci dà una pace profonda ed una grande gioia che riescono a vivere insieme al dolore ed alla sofferenza. Questo è il riflesso della manifestazione del Padre nella nostra vita. È la realizzazione della promessa: “Io ed il Padre mio vivremo in lui e prenderemo dimora in lui. 

La legge del Signore non va eseguita, ma ascoltata e osservata. È più facile eseguire che ascoltare e osservare. L’eseguire è l’atteggiamento tipico del servo, l’ascolto ci fa entrare in una relazione intima e famigliare. Dio ci chiama ad assumerci le nostre responsabilità, ci chiama ad osservare e a mettere in pratica quello che abbiamo ascoltato. L’ascolto richiede attenzione e fatica, l’ordine noL’osservanza nasce dall’amore, l’ordine invece incute tremore e paura; chi osserva è figlio, chi esegue è semplicemente uno senza coscienza e privo di volontà propria. 

Si ascolta il padre, la persona amata, l’amico; si osserva il bene, il bello, che incanta per la sua trasparenza. L’osservare apre lo sguardo agli ampi spazi della contemplazione.